[Lo Sapevi che… ] L’arte nel Carpaccio

[Lo Sapevi che... ] L’arte nel  Carpaccio

L’arte nel  Carpaccio
La commistione fra cucina e cultura, piatti e pittura.

A cura di Alda Valentini

Il termine Carpaccio ci fa venire subito in mente il piatto a base di carne cruda (o anche pesce) condita con scaglie di grana e limone.
Questa semplice ricetta venne ideata nel 1950 da Giuseppe Cipriani, imprenditore e titolare del Harry’s Bar di Venezia, vicino a Piazza San Marco (nel 2001 questo locale è stato dichiarato patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali).

L’invenzione del piatto da parte di Cipriani avvenne in onore dell’amica contessa Amalia Nani Mocenigo, alla quale i medici avevano proibito di mangiare carne cotta.
Il Carpaccio ai più, altro non era che: fettine crude di controfiletto di manzo tagliate sottilissime con sopra una salsa.

In realtà fu proprio Cipriani a spiegare l’origine del nome e la commistione da lui stesso operata fra cucina e cultura, piatti e pittura.
Ai neofiti di storia dell’arte si rese noto il perché del nome “Carpaccio” solo verso la fine del 1900.

« Se voi sfilettate della carne cruda, naturalmente freschissima e tagliata in fettine leggere come fosse un prosciutto, eccovi (con l’aggiunta di un tantino di salsa) il carpaccio. Con il carpaccio gli imbrogli sono proibiti. Il suo segreto è nell’essere interamente svelato, nudo come mamma l’ha fatto. Per questo, non riconoscendone tante qualità, non amo la cucina francese, che predilige invece i cibi in maschera. Come è nato il carpaccio? Alla contessa Amalia Nani Mocenigo i medici avevano ordinato una dieta strettissima. Non poteva mangiare carne cotta e così, per accontentarla, pensai di affettare un filetto molto sottile. La carne da sola era un po’ insipida; ma c’era una salsa molto semplice che chiamo universale per la sua adattabilità alla carne e al pesce. Ne misi una spruzzatina sul filetto e, in onore del pittore di cui quell’anno a Venezia si faceva un gran parlare per via della mostra e anche perché il colore del piatto ricordava certi colori dell’artista, lo chiamai carpaccio. »
(Giuseppe Cipriani, “L’angolo dell’Harry’s Bar”, 1978)

Il rosso prevalente nei dipinti di Carpaccio, ispirò dunque il nome del piatto di Cipriani.

Vittore, o Vittorio, Carpaccio (Venezia o Capodistria 1465/8 – 1526) pittore contemporaneo del Perugino e del Mantegna, vissuto nella Repubblica lagunare di Venezia.
Diverse le opere di Scarpazza o Scarpazo (Carpaccio è l’italianizzazione delle forme latine Carpathius e Carpatio con cui l’artista firmava i suoi capolavori) esposte a Los Angeles, Washington, New York, Londra, Parigi, Francoforte, Venezia.

Un artista rinascimentale fantasioso, originale e moderno, uno dei più colti e raffinati del suo tempo.
Senza nulla togliere al “carpaccio culinario”, è un vero dispiacere dover desumere che un piatto si sia “mangiato” un vero artista del calibro di Carpaccio.


Nascita della Vergine


Fuga in Egitto


Predica di santo Stefano (il dipinto che pare ispirò Cipriani)

Fonti: Vittorio Sgarbi (a teatro con “Il Caravaggio”)  – Wikipedia