Tutti ad aspettare l’ultimo ritrovato tecnologico di “smartphone” che si allarga e diventa “tablet” e che se connesso allo “smartwatch”, grazie alla domotica, accende dall’ufficio la lavatrice, la lavastoviglie e il forno di casa programmando la cottura dell’arrosto per quando rientrerai per cena.
Poi… per la regola dell’obsolescenza ultraveloce, scopri che rimanere aggiornato con l’Intelligenza Artificiale è un’impresa da impavidi e allora… punti tutto sul contrappasso:
inizi a curiosare per mercatini delle pulci e mostre-scambio alla ricerca di quel qualcosa di tecnologicamente superato, impolverato, arrugginito e che, proprio perché antidiluviano, è un oggetto cult, da esposizione, al cui acquisto dai valore quasi più di una scultura del Modigliani imberbe.
E allora riscoprire radio d’epoca e dischi in vinile, macchine da scrivere e telefoni a filo, di quelli grigi della SIP, con la ghiera che girava ad ogni numero grazie all’aiuto del dito indice… diventa un’emozione impagabile, un desiderio irrefrenabile di raccontare un pezzo della nostra vita che sembra un secolo fa anche se per noi pare ieri.
Il fascino d’epoca travalica i confini della tecnologia super avanzata e tutto per magia riacquisisce un valore diverso:
il vecchio si trasforma in “modernariato” e ciò che pochi anni fa avresti letteralmente buttato, perché retrodatato, oggi è ritenuto un reato nasconderlo in uno scantinato!
Il vecchio genera curiosità e mette in moto orde di appassionati del vintage alla ricerca dell’evento del “riuso” di materiali e utensili dimenticati.
Il vecchio alimenta una nuova cultura di fare turismo con gli oggetti del passato, generando un ossequioso rispetto per ogni singolo arnese esposto in ogni singola bancarella di mercato, mercatino, fiera, sagra o museo tematico.
Sarà una parodia che forse forse senza il passato oggi non avremmo nemmeno più viaggiato?
Con Podium: i tour “Vecchio a chi?”
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