A chi piace essere controllato?
Non esiste un momento della vita degli umani in cui si ha il piacere di essere controllati,
forse perché si confonde sempre l’origine dell’indesiderato, con la medicina per curare.
Non fa piacere lasciare la propria bottiglia di acqua, o di brandy, al controllo aeroportuale subito prima di un imbarco, ma se pensi che un pericoloso terrorista potrebbe portare a bordo chissà quale diavoleria, cambi subito opinione.
Non fa neppure piacere sapere che il proprio lavoro viene controllato e giudicato nella sua forma, nella sostanza e di conseguenza nei risultati.
Però è quanto succede tutti i giorni e in tutte le aziende del mondo.
Diffida di un’azienda che non controlla, perché quanto non passa al giudizio della propria squadra, passa all’inesorabile giudizio dei tuoi clienti.
La questione è che in quella fase potrebbe essere troppo tardi, perché un errore può causare la perdita di quel cliente e con lui un pezzo del tuo reddito;
ci si pensa?
Mai abbastanza.
Ma cambiamo il punto di vista.
Pensiamo ad una squadra che per funzionare ha bisogno di ruoli e funzioni, se ne blocchi uno, o una funzione non funziona, blocchi tutto e molto inizia ad andare storto. Non è una bella prospettiva.
C’è chi perde il lavoro per non accettare questa visione, purtroppo.
La questione è che il controllo lo dovresti cercare, anziché eludere.
Se chiedi prima, forse eviti di sbagliare, se capisci come funziona la tua squadra, dopo un po’ non hai bisogno di alcun controllo, anzi lo cerchi per farti dire cha hai fatto bene; anche a questa: chi ci pensa?
Il controllo è una parola magica, perché stabilisce le regole non solo del vivere civile e della educazione, ma anche perché ti dà la spinta a crescere.
Il controllo su di te, diventa un toccasana per chi lavora nella tua squadra, e tu puoi essere a tua volta la rivelazione del collega a fianco, sai facendo cosa? Semplicemente controllando che il suo lavoro sia fatto bene, così come tu stai facendo il tuo.
Controllo NON è rimprovero, anzi esattamente il suo contrario.
Ecco perché è una parola magica.