Il consumatore non è un idiota è un cliente.
Ci sono vari modi di fare affari e tanti per spingere le vendite.
Ci sono aziende che si impongono con una presunta forza del prezzo, altre con una immagine focalizzata alla qualità, altre ancora aperte al credito in modo esasperato; a dire il vero tutti esasperano quelli che credono siano i propri punti di forza.
Sì, lo sappiamo, c’è ancora chi punta alla professionalità, al servizio al cliente, alla passione, al cuore, e chissà cos’altro ancora. Bisognerebbe però capire meglio cosa muova la passione, se è vero che c’è, per cosa e rivolta a chi. A chi appartiene il presunto cuore e a chi è dedicato, e poi quanta professionalità vera abbia chi dice di averne. Soprattutto è necessario chiedersi se tutte queste cose non abbiano fatto parte di una stagione acquisita dagli anni settanta e ottanta. Insomma; un po’ fuori tempo massimo.
In tutto questo, di mezzo c’è sempre lui, il cliente, e prima ancora: i primi clienti di ogni azienda.
Prova a prenderlo in giro, immagina di non mantenere quello che la tua grafica promozionale in modo chiaro, o sottointeso, esprime. Immagina solo per un secondo, (forse è anche troppo), che la storia che racconti rispetto alla tua azienda non corrisponda davvero a quello che un cliente troverà quando avrà a che fare con te … adesso prova ad immaginarne le conseguenze … non chiederti se avrai problemi, perché non è se, bensì quando.
Sbagliare si può, sarebbe meglio di no, ma può succedere, prendere in giro il mercato non è concesso, a nessuno.
Non importa quanto sei grande, o piccolo, neppure se stai lì da sempre. E ancora è insignificante se sei l’unico a fare quel mestiere nel raggio di molti chilometri, ricorda: è solo questione di tempo.
Il cliente, che è il consumatore del tuo prodotto, qualsiasi sia il prodotto che proponi, non accetta due cose; che gli si menta, la prima, la seconda che si senta tradito.
Se racconti di essere il più economico, devi davvero esserlo e, a parità di prodotto, neppure di poco rispetto al concorrente più prossimo, se racconti di essere il più bravo, dimostralo coi fatti.
Insomma, se racconti la tua storia, devi, (e qui la voce del verbo ‘dovere’ è letteralmente dovuta), mantenere gli impegni che prendi. Non esistono se, neppure ma.
Non dimentichiamo mai che i primi clienti e consumatori della nostra immagine siamo noi stessi, ma molto più importanti di noi piccoli, o grandi imprenditori di provincia, o di metropoli, ci sono tutte quelle donne e quegli uomini che hanno creduto alla bontà della nostra storia, al racconto della costruzione e della produzione del nostro prodotto. Loro ci mettono l’anima perché hanno capito che quanto l’azienda promette viene trasformato in qualcosa di tangibile, di vero, di acquistabile all’interno di un perimetro di credibilità certa e provata.
E quella credibilità la fanno loro, con il loro lavoro.
Loro sono i nostri primi clienti.
Adesso prova a tradire loro, che in altre parole significa tradire te stesso, e poi immagina la conseguenza: sì ce ne può essere una sola e non è necessario che te la diciamo noi!
Non raccontiamo storie che non possiamo mantenere, perché il consumatore e il cliente viene subito dopo la credibilità che noi diamo a noi stessi.
Possiamo mentire a noi stessi, è vero, ma mai agli altri e prima di tutto non possiamo mentire ai nostri primi clienti e consumatori, cioè ai nostri collaboratori, perché sono loro che trasformano e riverberano la nostra storia aziendale nell’agito quotidiano dei nostri prodotti.
Se loro non ci crederanno, lavoreranno per uno stipendio, non per una ragione, o una passione, e la mancanza di queste due caratteristiche si farà sentire e farà una grande differenza.
Frigoriferi ai poli, o caloriferi all’equatore sono leggende, tocca ad ognuno di noi scegliere la propria storia, ma che sia vera. Poi spieghiamola bene ai nostri primi clienti, perché agli altri la racconteranno loro.