a cura di alda.valentini@podiumnetwork.com
Coperto, dal francese couvert, significa “posto-tavola”, con la sua apparecchiatura di posate, bicchieri, piatti e tovagliato.
Il termine “coperto” sembra avere origini medioevali. Nel Medio Evo il cibo veniva coperto e chiuso a chiave perché a rischio di avvelenamenti.
Più verosimile l’origine del nome nei primi del ‘900. Con il brutto tempo o con il freddo dell’inverno, i locandieri mettevano a disposizione la propria osteria ai clienti, per poter far loro consumare comodamente, in un luogo caldo e riparato, il cibo che questi portavano con se (il famoso “fagotto” o “cartoccio”).
Non servendosi della cucina della locanda, pagavano solo il prezzo dell’utilizzo del posto a tavola, comprensivo anche di piatti e posate.
Il cibo preparato e cotto dall’osteria era consumato in genere da poca gente facoltosa, il proprietario pertanto arrotondava i propri guadagni servendo vino e offrendo il coperto con l’aggiunta, a richiesta, del pane (da qui: “pane e coperto”).
Coperto si o Coperto no?
L’applicazione in Italia di questo sovrapprezzo dipende dalle amministrazioni locali.
La Legge regionale del Lazio ad esempio, la n.° 21 del 29/11/2006, annulla definitivamente l’applicazione del prezzo del coperto (articolo 16 comma 3).
Nella realtà il coperto viene applicato da molti (da 1 a 3 euro a seconda del locale e dell’apparecchiatura), scatenando spesso le ire dei clienti stranieri, molti dei quali non ne conoscono l’esistenza, essendo un’usanza prevalentemente italiana.
La nostra idea è che coperto, o non coperto (molte volte chi non lo applica lo ha già incluso nel prezzo del menù), è di mangiare bene, cercando di spendere il giusto prezzo in rapporto ai piatti ordinati e al locale e farlo sempre in compagnia di un buon bicchiere di vino e di persone felici.
Vi auguriamo Ben-essere, anche a tavola!
alda.valentini@podiumnetwork.com