Diventare famosi pur mantenendo l’anonimato?
Si fa chiamare “Banksy”, è un artista inglese di cui non si conosce il volto, anzi, tutta la sua identità è sconosciuta. E’ considerato dalla critica dell’arte di strada uno dei maggiori esponenti di “street art”.
Le sue opere le troviamo in Europa e in giro per il mondo, sono controverse, discutibili e a tratti dure. Si sta alimentando una vera e propria moda di fare “Bansky turismo” (così l’abbiamo definita in Podium) per “seguirlo” e fotografarlo ovunque.
L’artista si esprime con un forte taglio satirico nello spazio urbano, fra strade, ponti, vicoli e palazzi descrive tutto quanto è per lui assurdità: la manipolazione mediatica, la povertà, l’inquinamento terrestre, il maltrattamento degli animali, lo sfruttamento dei bambini e tutto quanto c’è di aberrante nel mondo. La sua arte oscura, ma illuminante è visibile pubblicamente a tutti.
Bansky, nonostante non venda riproduzioni o fotografie dei suoi graffiti, è diventato uno degli artisti più quotati dai maggiori centri di aste che si accalcano per bandire anche croste di muri dipinti da lui.
«Fa tutto questo e resta anonimo. Penso che questo sia fantastico. Nei nostri giorni tutti tentano di essere famosi. Ma lui ha l’anonimato»
Brad Pitt
Resistenza attiva ma pacifica
A wall is a very big weapon
Bansky – A Visual Protest.
La mostra al Mudec è un punto di partenza per scoprire l’artista, le sue idee e il suo modus operandi: il suo anticonformismo, il suo essere contro il consumismo, l’opposizione alle guerre e a ogni forma di sopruso.
La sua è una protesta continua, attiva ma pacifica, arte di strada per raggiungere la moltitudine e far riflettere (A wall is a very big weapon).
E così si parte nella prima sezione della mostra, dove spicca tra le prime opere quella del manifestante nell’atto di lanciare un mazzo di fiori al posto di una molotov usato per rappresentare una resistenza attiva ma pacifica.
Love is in the air – (Flower thrower) – 2003
Usato su volantini per protestare a Londra contro la guerra, diventa anche murales nel 2003 in Palestina sulla strada principale da Gerusalemme a Betlemme.
Poco più avanti nella stessa sala espositiva un poliziotto in tenuta antisommossa con la faccia da smile e le ali da angelo.
Flying Copper sottolinea lo scetticismo dell’artista nei confronti di chi ha autorità e potere. Una faccia amica su un uomo con un’arma d’assalto è particolarmente rilevante in un clima in cui la violenza della polizia è problematica a livello globale e il controllo militarizzato è qualcosa da temere. Anche le figure di autorità, considerate affidabili e “custodi della pace”, possono essere corrotte. Era visibile sotto forma di gigantesche pitture su cartone appese al soffitto di Turf War, la prima grande mostra di Banksy, che si tenne in un magazzino nell’East End di Londra nel 2003. Alcune riproduzioni furono poi individuati nelle strade di Londra e Vienna.
Il no alla guerra continua nella sezione “Giochi di guerra (War Games)”.
Elicotteri infiocchettati in rosa.
La notevole e accurata resa degli elicotteri di Banksy rende chiaro il riferimento alla guerra, ma l’uso del fiocco rosa prende in giro la mascolinità e il militarismo mentre mette in risalto la loro inerente minaccia. Happy Choppers è apparso per la prima volta nel 2002 come murales nel centro di Londra al Whitecross Street Market. Banksy ha anche usato l’immagine su tela.
Si continua con innocue signore della middle class inglese che giocano a bocce, che in realtà sono bombe pronte ad esplodere.
L’opera d’arte può essere vista sia come il modo in cui le élite del paese è immune dalle atrocità della guerra, e considerano la guerra come poco più di un gioco da fare a proprio piacimento. Oppure, una teoria alternativa, suggerisce che questi residenti anziani, che indossano cappelli simili a quelli di un elmo militare, stanno letteralmente bombardando l’Inghilterra centrale, con la loro presenza, atteggiamenti e valori. La prima volta che si è vista questa opera fu come murales a Bristol.
Ecco poi schierati battaglioni pronti ad attaccare, che con drammatico sarcasmo, augurano una buona giornata di violenza.
Have a nice day – 2003
I visi della polizia, che in realtà dovrebbero essere coperti da visiere protettive, sono coperti dagli smiles; un motivo che vediamo abbastanza regolarmente nelle stampe di Banksy, in particolare quando si tratta di ritrarre figure che usano la paura come mezzo di controllo. Have a Nice Day è stato pubblicato nel 2003 come stampa.
Un velivolo si prepara al decollo e invece di trovare gli addetti che danno il via libera al decollo
gli stessi reggono la scritta “Applausi”, a rappresentare che siamo ignari spettatori di uno show televisivo, di partecipare a quell’enorme e tragico gioco a premi che è la guerra. Questo pezzo è una serigrafia in edizione limitata. Seguono alcune opere che prendono spunto da fotografie famose. La prima ispirata alla foto di Nick Ut vincitrice del Pulitzer e di Word Press Photo che testimonia le atrocità della guerra del Vietnam.
Qui Banksy accompagna la disperazione della bambina al sorriso posticcio di Mickey Mouse e Ronald McDonald che avanzano gioiosi verso lo spettatore. E’ una delle sue opere più strazianti. A differenza della maggior parte dei sui lavori, Napalm non apparve mai per la strada. Altra notissima foto di Jeff Widener “Tank Man” in Piazza Tienanmen di Jeff Widener
è spunto per Banksy che inserisce un avviso commerciale “Golf Sale” in mano al manifestante davanti al carro armato. Ma più che prendersi gioco di quella protesta, l’artista sembra voler bersagliare la pubblicità, indirizzando altrove le truppe armate, distogliendole dalla battaglia per inseguire piuttosto l’ultimo sconto. In Banging Your Head Against A Brick Wall, un libro pubblicato da Banksy nel 2001, l’artista ha dichiarato: “Non possiamo fare nulla per cambiare il mondo finché il capitalismo non crolla. Nel frattempo, dovremmo andare tutti a fare acquisti per consolarci.” E’ stata una delle primissime stampe mai pubblicate ufficialmente, realizzata nel 2003
Così passiamo ad un’altra sezione della mostra, “Il piacere del Consumo”. Il consumo è principio e fine di una dinamica sociale che rende l’individuo sempre più incline all’acquisizione di beni materiali e all’ossessione del possesso: una dinamica basata su un’aspettativa di felicità che viene sempre disattesa ma che crea dipendenza.
Ed ecco così rappresentata in toni biblici la venerazione al consumismo in
“Sale Ends”, dove le donne sembrano essere in lutto mentre adorano il “segno divino” della vendita; piangendo l’ultimo giorno della svendita, in venerante attesa di una nuova stagione di promozioni, adorando il capitalismo in tutta la sua gloria. L’opera è stata presentata per la prima volta alla fiera Barely Legal, che si è tenuta in California nel 2006.
La ciambella, oltre a stereotipizzare l’immagine del poliziotto Americano, simboleggia anche il consumismo e appare come qualcosa da proteggere rivelando così una critica da parte dell’artista della società occidentale e del suo consumismo. Apparsa per la prima volta su una tela nel 2009, non è mai stata dipinta per la strada. I carrelli della spesa diventano la preda di pseudo-cacciatori, come se questi si aspettassero semplicemente che la loro cena apparisse al loro interno pronta per essere mangiata.
Una scena divertente di per sé, per Banksy diventa denuncia verso l’Occidente, per la dipendenza dal mercato di massa per nutrire se stessi e le proprie famiglie. Opera realizzata per la prima volta nel 2006.
In esposizione troviamo anche diverse rappresentazione dei “topi”, che per Bansky sono come le zuppe Campbell’s per Warhol. Per l’artista “sono odiati, braccati e perseguitati, vivono in una tranquilla disperazione, nella sporcizia; eppure sono in grado di mettere in ginocchio l’intera civiltà”. Una specie che vive nella logica della propria collettività, non nell’egoismo individualista; nei lavori di Bansky i topi sono armati di vernice e pennello pronti a diffondere messaggi incisivi.
Nelle varie sale espositive troviamo tante diverse forme di protesta.
L’intromissione delle regole ‘superiori’ in ogni aspetto della vita, rappresentata in mostra, da due ragazzini che giocano a lanciarsi il cartello ‘no ball games’, visto che giocare a palla è proibito. “No Ball Games” è apparso per la prima volta a Los Angeles nel 2006. E’ apparso anche come un murales su Tottenham High Road; è stato infine rimosso e venduto per beneficenza.
La frase “Ora ridete, ma un giorno saremo noi a comandare” si presta a varie interpretazioni, tra le quali, quella di poter ridere alla stupidità di certi uomini politici, ma un giorno quelle stesse persone potrebbero governare il Paese. Invece di apparire nelle strade, è stato visto per la prima volta nel 2002 come un lavoro commissionato per la discoteca Ocean Rooms a Brighton. Nel 2008, la discoteca di Brighton ha venduto il dipinto che ha realizzato un prezzo d’asta record. Nel 2003, il pezzo è stato riprodotto come stampa.
Altra opera ispirata ad una fotografia è la scena della battaglia di Iwo Jima e più precisamente all’iconica ” Raising the Flag on Iwo Jima ” scattata dal fotografo americano Joe Rosenthal il 23 febbraio 1945. Dopo che la foto vinse il Premio Pulitzer per la fotografia, divenne rapidamente una delle immagini più riconoscibili della guerra che suggeriva la vittoria e il patriottismo americani.
Noto per il suo impegno politico, in genere lascia poche spiegazioni dei suoi lavori, così tante interpretazioni possono essere tratte. Alcuni potrebbero dire che quei ragazzi stanno disperatamente lottando per raggiungere il sogno americano. D’altra parte, si può interpretare questo lavoro come satirico, dove si rappresenta la vittoria dei diseredati, che combattono la classe dominante. “Flag” è apparso per la prima volta nel 2006. L’originalità risiede nella sua rarità in quanto può essere trovata solo su versioni stampate e mai apparse per strada. Su un ironico sfondo rosa, due nonnine dall’aria mite lavorano all’uncinetto in un tipico salotto inglese, ricamando la scritta “Punk’s Not Dead” e “Thug For Life”
Forse per ricordarci che le generazioni più anziane possono sembrare relativamente innocue, ma potrebbero avere un passato ribelle. Potrebbe anche incoraggiare la vecchia generazione a prendere posizione ancora una volta, o meglio, che dovrebbero tramandare ai loro nipoti, la generazione futura, insieme ai maglioni a maglia, anche la volontà di protestare,. L’opera è stata pubblicata come illustrazione nel 2006. Quella del cane che ascolta la voce del suo padrone diffusa dal grammofono, è una delle immagini più note dell’industria musicale del Novecento.
Qui però Banksy fa sì che il cucciolo anziché ascoltare quel suono familiare, regge un bazooka puntato verso la tromba del grammofono. Da passivo ascoltatore si è improvvisamente trasformato in un pericoloso sabotatore, pronto a spegnere per sempre quella voce. Disegnato originariamente su un muro a Bristol, alcuni anni dopo è diventato una stampa.
L’opera “Pulp Fiction” raffigura una scena dell’iconico film di Quentin Tarantino in cui due protagonisti, John Travolta e Samuel Leroy Jackson stanno stringendo banane anziché le pistole.
Questo lavoro è apparso per la prima volta nel 2002 nelle strade di Londra, vicino alla stazione della metropolitana di Old Street. Era visibile fino al 2007, quando il Transport for London decise di coprirlo perchè creava un’atmosfera di degrado sociale e di abbandono nella capitale. Quando il murales fu coperto, un artista locale scrisse la frase «Come Back» indirizzata a Banksy. Così l’artista ricreò Pulp Fiction nello stesso identico luogo
ma questa volta i personaggi stavano tenendo le pistole e indossavano costumi di banana. Il giovane artista di graffiti, Ozone, scrisse sul nuovo pezzo di Banksy le parole “If it’s better next time I’ll leave it” (Se è meglio la prossima volta lo lascerò). Purtroppo l’artista diciannovenne morì pochi giorni dopo. Così Banksy ha realizzato, sul suo murale Pulp Fiction, un’opera raffigurante un angelo con un giubbotto antiproiettile e con un teschio nella mano destra in suo onore.
Ha anche pubblicato un appunto sul suo sito web che dice: «Quando abbiamo perso Ozone abbiamo perso uno scrittore di graffiti senza paura e anche un critico d’arte piuttosto perspicace. Ozono: riposa in pace». Il murales è stato rapidamente chiamato «Ozone’s Angel».
All’inizio degli anni duemila, con il moltiplicarsi delle perquisizioni, per evitare la polizia i membri delle gang lasciavano a casa pistole e coltellie si dotavano di cani da combattimento. Sostituendo questi cani con il Barking Dog di Keith Haring, Banksy dichiara che la sua arma preferita è l’arte. L’opera è apparso per la prima volta su un muro in The Grange, nel quartiere di Southwark Camberwell nel sud di Londra nel 2010, nel cuore della cultura delle gang. Poco dopo è stato coperto. Riapparse poi incorniciato e coperto da plexiglass. Il 1 ° agosto 2016 è stato riferito che il plexiglass stesso era coperto da manifesti e volantini al punto che non poteva più essere vista dai passanti. Quindi il murales non è né visibile né completamente scomparso
Alla fine della mostra vengo proiettate tante opere di Banksy non presenti alla mostra. Ho creato un video che puoi visualizzare al seguente link:
Video Banksy
La mostra è solo uno spunto di approfondimento, sarebbe bello andare a cercare le sue opere sui muri di tutto il mondo. Alla fine della mostra è proiettata una cartina che individua i luoghi dove andare alla ricerca di Banksy nel mondo: New York, San Francisco, Londra, Bristol, dove l’artista è nato nel 1974, Parigi, Betlemme. E per stare più vicini, Napoli, con la ‘Madonna con la pistola’, in piazza Gerolomini.
Un link interessante per conoscere le collocazioni delle opere è:
https://www.canvasartrocks.com/blogs/posts/70529347-121-amazing-banksy-graffiti-artworks-with-locations
A wall is a very big weapon.
Articolo a cura di:
Giuliano Tomassini
giuliano.tomassini@podiumnetwork.com