La Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene,
è l’arteria enologica più antica d’Italia. Inaugurata il 10 settembre 1966, è un percorso di castelli, di ville
aristocratiche, di remoti monumenti, di edifici sacri e di antiche sorgenti
termali. Conegliano, PievediSoligo, Valdobbiadene, VittorioVeneto rappresentano ciascuna un piccolo scrigno di tesori
naturali, artistici e architettonici.
1° Giorno: Conegliano – Valdobbiadene
Essendo un anello, la Strada del Prosecco non
ha un vero e proprio inizio. Ne ha però uno di concetto: Conegliano (Conejàn in veneto).
Qui è nato il vino che ha reso celebri nel mondo queste terre, qui è stata fondata nel 1876 la prima
Scuola Enologica d’Italia. Conegliano dedica circa il 30% del territorio a vigneti, con
una dimensione media degli appezzamenti di circa 1 ettaro (ha). Il forte
legame con il vino lo si ritrova anche in uno degli eventi più rappresentativi
dell’Autunno Coneglianese: la “Festa dell’Uva”, che verso la fine del mese di
settembre anima il centro storico. Partendo proprio dal centro storico, un
sentiero pedonale si inerpica sulla collina costeggiando resti di antiche mura.
Sbucando fuori dal sentiero compaiono imponenti le guglie ghibelline del
Castello, edificato tra il XII e il XIV secolo.
Nella capitale del
prosecco si trova il “Museo Manzoni”,
un’esposizione dedicata all’agronomo Luigi Manzoni, professore che lavorò nella
scuola per 50 anni conducendo i suoi studi sulle piante di vite e sugli incroci
e creando vitigni innovativi che portano ancora oggi il suo nome.
Dopo il pranzo, proseguimento per San Pietro di Feletto (San Piero dé
Felét in veneto), un delizioso paesino nelle vicinanze,
in cui sorge una delle pievi più antiche d’Italia: questa chiesa semplice, ma
austera come un’anziana regina, sorse intorno all’anno 1000 e cela al suo
interno degli affreschi raffinatissimi. La sua figura imponente domina il
territorio circostante, probabilmente era stata progettata in modo che i fedeli
la potessero sempre vedere mentre lavoravano nei campi.
Tra i boschi e torrenti di Refrontolo (Refróntol in veneto) c’è uno scorcio che sembra uscito
dalle pagine di una fiaba, dove un antico mulino ad acqua del XVI sec., ancora
funzionante, osserva tranquillo il passare dei secoli dal suo angolo di bosco.
Il mulino della Croda fu costruito a più
riprese e le fondazioni della primitiva costruzione poggiano sulla nuda roccia,
appunto la ‘croda’ della montagna. E’ luogo che ha ispirato artisti (numerosi i quadri che lo ritraggono)
e poeti; compare in una scena del film del 1977
Mogliamante (con Marcello Mastroianni e Laura Antonelli).
Chiesette, osterie e pendii ci accompagnano
fino a Valdobbiadene (Valdobiàdene in veneto),
cuore della produzione del Prosecco, dove la nostra tappa sarà… stappare
qualche bottiglia! Visita con degustazione a una delle innumerevoli cantine. Cena
e pernottamento.
Informazioni enologiche: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco
Superiore è uno spumante DOCG (Denominazione
di Origine Controllata e Garantita), prodotto esclusivamente nelle colline
di Conegliano Valdobbiadene, a partire dal vitigno Glera. Il Conegliano
Valdobbiadene si può degustare nelle versioni Brut, Extra Dry e Dry, che si distinguono per il residuo zuccherino.
Ha un colore giallo
paglierino brillante con riflessi verdognoli. Un perlage (le bollicine)
persistente. Il profumo è fruttato, con spiccati sentori di mela, pera e
agrumi. Il sapore è piacevolmente fresco e fine.
Il “Cartizze” è un Prosecco? Si, Cartizze è
un Prosecco ed è anche un luogo, sito all’interno dello sconfinato
comprensorio del Prosecco,
nel comune di Valdobbiadene, una collina di soli 107 ettari che
può fregiarsi del nome Cartizze.
La dicitura corretta del vino è Prosecco Superiore di Cartizze. E’ più intenso nel colore e più complesso
al naso, con sentori che superano la semplice mela o pera
tipica del Prosecco.
2° Giorno: Vittorio Veneto
Dopo colazione partenza per Vittorio Veneto (Vitorio in veneto). Il percorso è molto
semplice: da Valdobbiadene si segue la Strada Provinciale lungo la valle. Nel
tragitto molti sono i punti di interesse per alcune soste tra natura e cultura: l’Abbazia di Follina, costruita dai
monaci Cistercensi nel XIII secolo con la statua in arenaria della Madonna del Sacro Calice,
da sempre oggetto di
venerazione e pellegrinaggio; l’antico Castellodei Brandolini,
soprannominato Castelbrando, a Cison di Valmartino, dall’atmosfera elegante e carica di storia, da
bagnare con un bicchiere dell'ottimo Prosecco locale; laghi di Lago e Santa Maria. Vittorio Veneto, sede vescovile da oltre mille anni, Medaglia d’Oro al valor militare per
il suo impegno nel periodo della Resistenza, è universalmente nota quale luogo
della vittoriosa battaglia finale della Grande Guerra (1915-18). La sua memoria storica di “Città della
Vittoria” è portata avanti dal Museo della Battaglia.
Curiosità:
Vittorio Veneto è conosciuta nel mondo non solo per le vicende storiche legate
alla Grande Guerra ma anche per alcune invenzioninate proprio in questa città.
La bicicletta Graziella: una bicicletta pieghevole,
icona del made in Italy degli anni sessanta. La commercializzazione della
Graziella, pubblicizzata come "la Rolls Royce di Brigitte Bardot",
contribuì in maniera decisiva a rivoluzionare la percezione comune della
bicicletta, che fino agli anni cinquanta era considerata solo come attrezzatura
sportiva o come mezzo di trasporto "povero", e che negli anni del
boom economico divenne invece uno status symbol della nuova gioventù
benestante.
I Coriandoli: Ettore Fenderl (Trieste, 12 febbraio 1862 –
Vittorio Veneto, 23 novembre 1966) è stato un ingegnere, inventore e filantropo
italiano. A lui si deve attribuire l'invenzione dei coriandoli di Carnevale,
come lui stesso dichiara in una intervista alla radio del 1957:
"Come ho fatto l’invenzione dei coriandoli di carta è semplice, come
semplicissima è l’invenzione stessa. Nel 1876 avevo 14 anni, ero molto precoce,
di carnevale volevo fare il “bulo” colle ragazzine; ma non avevo danaro per
comperare i confetti di gesso allora in uso. E così mi venne l’idea di prendere
carte colorate, farne strisce, e tagliarle colla forbice a triangoli. Misi
questi in uno scarrozzo, andai sul pergolo del mio sarto al Corso di Trieste, e
li gettai giù sulla folla."