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Domestic calls:
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                                         Torta di Pasqua
        P-ASSAGGI Di-Vini  Umbria


                                                                                            E’ una torta salata al formaggio molto mor-

                                                                                            bida in quanto ben lievitata, la sua forma

                                                                                            ricorda quella del Panettone e ha ottenuto il
                                                                                            riconoscimento P.A.T. (prodotto agroalimen-

                                                                                            tare tradizionale).
                                                                                            E’ chiamata anche “Pizza di Pasqua”  e va

                                                                                            consumata la mattina di Pasqua nell’abbon-
                                                                                            dante colazione in cui inserire anche capo-

                                                                                            collo, uova sode e vino.



                                         Per la creazione di questa bontà al formaggio, si impastano magistralmente uova, farina, strutto, sale, parmigiano,

                                         pecorino, groviera, olio, lievito di birra. L’impasto o pasta va lavorata con energia, si ungono quindi degli stampi, pos-
                                         sibilmente di terracotta, per poi riempirli con la pasta facendo attenzione che non superi la metà; infine si pongono

                                         gli stampi in un luogo caldo e umido.
                                        Orvieto



                                                                                            Orvieto, città che poggia su una grande col-
                                                                                            lina di tufo, fatta di strati argillosi che si sono
                                                                                            succeduti nei secoli, grazie alle eruzioni dei
                                                                                            vulcani e all’inesorabile lavorio di pioggia e
                                                                                            vento che ne hanno modellato le forme.
                                                                                            Si narra che furono gli Etruschi, nella notte
                                                                                            dei tempi, a scavare le prime grotte di tufo
                                                                                            per farne delle cantine e ancora oggi qui il
                                                                                            vino vi cerca riposo.
                                                                                            La città è talmente legata a questo vino, da
                                                                                            avergli dato il proprio nome, fatto raro e ri-
                                                                                            servato solo ai grandi vini.
                                                                                            Peculiarità distintive che si protraggono
                                                                                            ininterrottamente nei secoli a testimoniare
                                                                                            il legame indissolubile fra Orvieto e il suo
    170                                                                                     vino sono l’archeologia, l’arte, la storia, l’ar-
                                                                                            tigianato e la letteratura, tanto che la pro-
                                        duzione dell’Orvieto di qualità è stata apprezzata e celebrata nel tempo da poeti, papi, artisti e viaggiatori.
                                        Curiosità:  molto prima dei filari la vite era coltivata in alberata, pratica diffusasi in tutta l’Etruria, che consisteva nel
                                        coltivare il vitigno maritato a degli alberi vivi di sostegno, come olmi, ulivi e querce.
                                        I vini a Denominazione di Origine Controllata “Orvieto Doc ” sono prevalentemente ottenuti dai vitigni a bacca bianca
                                        Procanico (Trebbiano Toscano) e Grechetto.
                                        La versione secca dell’Orvieto presenta un colore giallo paglierino. Con sentori di frutta fresca, ingen-
                                        tilito da fiori di biancospino, miele, nocciole, muschio e una conturbante rotondità che viene dal suolo
                                        tufaceo. Retrogusto leggermente ammandorlato di grande freschezza e sapidità.
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