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Pastiera Napoletana
P-ASSAGGI Di-Vini Campania
Secondo la leggenda, la sirena Partenope aveva
scelto come dimora il Golfo di Napoli, da dove
si spandeva la sua voce melodiosa e dolcissima.
Per ringraziarla si celebrava un misterioso culto,
durante il quale la popolazione portava alla si-
rena sette doni: la farina, simbolo di ricchezza;
la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, che
richiamano la fertilità; il grano cotto nel latte,
a simboleggiare la fusione di regno animale e
vegetale; i fiori d’arancio (o di altri agrumi, pro-
fumo della terra campana; le spezie, omaggio
di tutti i popoli;
e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena. Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando questo
incredibile dolce.
Si racconta che Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, seconda moglie di re Ferdinando II di Borbone, soprannominata
la “Regina che non sorride mai”, cedendo alle insistenze del marito buontempone, accondiscese ad assaggiare una
fetta di pastiera e non poté far a meno di sorridere, e da qui il termine “magnatell’na risata”(tipico detto partenopeo
che sollecita le genti alla ilarità).
La pastiera napoletana, simile alla crostata, è un dolce tipico del periodo pasquale. Ha avuto il riconoscimento di
prodotto agroalimentare tradizionale campano.
Fiano di Avellino
Il Fiano è un vitigno antico che accompagna
l’uomo in Campania fin dai tempi dei Greci.
Gli Antichi Romani gli diedero il nome di “Apia-
num” ossia “…vite amata dalle api per la sua
dolcezza…”. Con il tempo le trasformazioni
linguistiche furono prima in afianum e, infine,
in fianum. Testimonianze scritte confermano
che fosse un vino molto apprezzato anche da
Federico II di Svevia e da Carlo d’Angiò.
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Vinificato anticamente nella versione dolce e frizzantina, in epoca moderna è stato trasformato nel più pregiato
vino secco e corposo che gli ha permesso di ottenere la prestigiosa Denominazione d’Origine Controllata e Garantita.
Dal colore giallo paglierino. Il bouquet è intenso, con profumi di frutta bianca, secca (nocciole), miele
e sentori speziati. Al palato è rotondo, aromi ricchi e persistenti, grande freschezza e nitida vena mine-
rale. Ha una buona propensione all’invecchiamento e dopo alcuni anni in bottiglia si sviluppano note
terziarie di grande profondità ed eleganza.